pagine 160 | prezzo 16,00€ | cm 14,5,x21

Questo libro tratta del rapporto controverso tra femminismo e psicoanalisi a partire dalla concezione dell’inconscio. L’inconscio è la “carta coperta” delle pratiche di donne, e ne indica impreviste capacità di trasformazione. Il femminismo degli anni Settanta, prendendo le distanze dall’oppressione patriarcale, cercava forme inventive attingendo con molta libertà dalla psicoanalisi, ritraducendola in alcune pratiche. Nel nostro tempo, in cui la presenza femminile pubblica è molto diffusa e vediamo nuovi movimenti di donne, bisogna sostenere la necessità dell’ascolto dell’inconscio. Le tecnologie adoperate per il dominio sulla vita umana pongono una domanda inquietante: ci stiamo avviando verso un mondo senza inconscio? Questa domanda tocca particolarmente le donne, il cui corpo è ancora oggetto di manipolazione.
In questo libro si testimonia anche la preoccupazione che riguarda le sorti della differenza femminile, la cui presenza pubblica può essere cancellata se non si rilancia la pratica dell’autocoscienza e non si fa più ricerca sui processi inconsci che ci attraversano. Si rischia di scivolare di nuovo verso un mondo fagocitato dalla finzione del neutro maschile.

Chiara Zamboni insegna Filosofia teoretica all’Università di Verona. Da più anni si occupa di pensiero femminile e ha dato vita con altre alla comunità filosofica “Diotima”. Tra le sue pubblicazioni: Parole non consumate. Donne e uomini nel linguaggio (Liguori 2001), Pensare in presenza. Conversazioni, luoghi, improvvisazioni (Liguori 2009). L’inconscio può pensare? Tra filosofia e psicoanalisi (Moretti&Vitali 2013), Una filosofia femminista. In dialogo con Françoise Dolto (Manni 2015). Ha collaborato ai diversi volumi di Diotima, pubblicati dal 1987 a oggi. Da anni collabora con il Master di Duoda (Università di Barcellona).


 
pagine 168 | prezzo 14€ | cm 14,5x21

“Profumano di mito le poesie di Daria Gigli, del mito che accompagna da sempre le sue ricerche e i suoi studi attorno al mondo poetico della Grecia antica. Non solo, la Gigli rivive quei miti in chiave moderna, li riavvolge in un telos che il lettore raffinato e intuitivo riesce (o immagina) di dipanare”.
L’autrice prende l’avvio, nel brano che introduce questa raccolta, dai resoconti con cui vari scrittori hanno descritto la visita alla torre in cui Hölderlin visse gli anni della follia, dai Diari di Wilhelm Weiblinger, al racconto di Hermann Hesse Nel padiglione del giardino di Pressel. Un racconto dell’antica Tübingen, inserendo così la propria esperienza, se pur metaforicamente intesa come rivisitazione del tema della teofania, nelle pieghe di una tradizione.
Dal mito e dagli dèi della Grecia si diparte poi un percorso più intimo che si snoda attraverso la musica (Lezione d’orchestra), i luoghi della vita quotidiana (Ponte a Greve e Salon) e i sogni (In notturna sinestesia) in una scrittura più pronta ad aprirsi al reale senza filtri (Nihil obstat) e articolata in una varietà di toni in cui si distingue un atteggiamento di affettuosa ironia verso la vita, che aspira a liberarsi dagli schemi: Impara a vagare / dove non sai chi sei, /suona la glassarmonica / e coppa dopo coppa scoppiala: / bello è lo scoppio e il non restare, / come in sogno caracollare.
Nella parte finale prevale un linguaggio più denso (Improvvisi), ritmico ed eufonico (Funambolesco musicale) in cui l’autrice recupera a tratti un lessico e un immaginario della letteratura della sua terra d’origine, la Toscana..

Daria Gigli Docente di Letteratura greca presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Si è occupata di retorica con particolare riferimento alla Seconda Sofistica (Elio Aristide) e di poesia epica greca tardoantica (Nonno di Panopoli, Giovanni di Gaza, poesia oracolare teologica) con numerose pubblicazioni su riviste e libri collettanei.
Ha pubblicato inoltre libri dedicati a questioni di poetica e temi cosmogonici, edizioni critiche, traduzioni e commentari di poesia greca d’età imperiale, in particolare le Dionisiache di Nonno di Panopoli.
Questo è il suo primo libro di poesie.