pagine 104 | prezzo 10,00€ | cm 11,5x16,5

Ogni incontro, letterario ma non solo, se davvero è un incontro, è generativo. Se qualcosa abbiamo ricevuto, qualcosa dobbiamo restituire, lo dobbiamo alla fatica dell’Autore. Questa Risposta a Dante di Giorgio Moschetti è una minuscola risposta all’insegnamento del Poeta, alla luce di quanto lui stesso scrive a Cangrande della Scala nella Epistola XIII: …il fine di tutto l’insieme e della parte consiste nell’allontanare i viventi in questa vita dallo stato di infelicità e condurli allo stato di felicità.
Possiamo opporci con protervia al pieno fiorire della persona, possiamo volerci perdere a tutti i costi. La condizione inferno potrebbe essere un radicale, orgoglioso e impenitente no alla vita. Raro, ma non troppo.
Più spesso l’amore per la vita è presente in noi, ma ne siamo poco accorti, ce ne dimentichiamo, lo trascuriamo. La condizione purgatorio potrebbe essere la nostra vita quotidiana.
Infine, talvolta, per merito o forse per fortuna, accediamo alla pienezza, viventi usciamo dal tempo, accediamo al reale, alle “cose come stanno”, al “sacro sì” di cui parla Nietzsche, talvolta addirittura alla felicità: la condizione paradiso.
Quindi Inferno, Purgatorio e Paradiso come nostre possibilità in hac vita.
L’Autore, memore dell’insegnamento impartitogli in giovinezza dalle Invenzioni a due voci di Johann Sebastian Bach, intitola Inventio ogni capitolo della sua Risposta a Dante. Non sa dire altro sulla forma che essa assumerà. Non sa fin dove gli sarà concesso spingersi. Comincia e ringrazia di poterlo fare. Il resto non è nelle sue mani.


 
pagine 224 | prezzo 16,00€ | cm

Francis Hofstein è un giovane medico quando nel 1964 incontra Lacan e decide di diventare analista. Partecipa così all’École Freudienne de Paris sin dal Maggio 68, in un periodo irripetibile nella storia della cultura europea. Il pensiero di Lacan e la prassi della sua Scuola si orientano verso il progetto del “ritorno a Freud”. Il rinnovamento della clinica e della didattica ridisegnano la cura, il divenire analista e la trasmissione dell’insegnamento psicoanalitico.
La passe è il nome che Lacan dà a questo passaggio da analizzanti a psicoanalisti della Scuola, a questo complesso dispositivo fatto di nomine, sedute, commissioni, che avrebbe dovuto costruire qualcosa di nuovo rispetto a quella che era diventata la “Chiesa freudiana”. Ma lo scioglimento dell’École nel 1980 interrompe il tentativo. È un fallimento da archiviare? O uno spunto da riprendere? Una questione meramente tecnica? O la cifra di un modo di stare al mondo riscontrabile nelle più diverse esperienze umane?
Intrecciando la sua vicenda personale al commento dei testi di Lacan, incrociando i dibattiti e le testimonianze degli analisti reduci dalla passe con quelle dei sopravvissuti ai campi di concentramento, Hofstein offre non solo un’invitante rilettura dell’opera di Lacan a uso degli analisi alle prime armi come di quelli più navigati, ma ci racconta una storia di incontri, scontri ed equivoci. Una storia di ribellione al padre e di donne che rivendicano di parlare a loro nome. La psicoanalisi e la sua storia come metodo di comprensione dei nostri conflitti e dei nostri legami con gli altri.


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