pagine 128 | prezzo 14,00€ | cm 14,5,x21

Abbattendo le convenzioni dello spazio-tempo, l’autore si rivolge alla sua donna scomparsa e ne resuscita la presenza con la “grazia” di una parola possente e insieme tenera, che cesella un canzoniere di sonetti uniti fra loro in compatta tensione poematica, dove lo slancio lirico non solo ripercorre le stagioni private dell’amore e del dolore ma riflette sull’esperienza vitale collettiva ad esse successiva o precedente. In tal modo la memoria amorosa diventa indagine etica sul presente, sguardo critico su parvenze e ritualità sociali, connessioni virtuali e paralisi da pandemia, ma anche condivisione di drammatiche vicende storiche e proiezione panica di fenomeni naturali, colti nella cangiante bellezza delle stagioni. La lingua usata, fitta di elementi gergali, neologismi e dialettismi, e la varietà degli schemi e delle infrazioni sperimentali in cui la forma classica del sonetto viene sottoposta, riflettono, a livello linguistico e metrico, l’incessante ricerca di quella “oltranza” di natura esistenziale e metafisica che prova a sconfiggere lo strazio della morte con le armi affilate di una poesia che conserva “sottovuoto”, nella precisione geometrica della gabbia del sonetto, quell’alimento interiore necessario a nutrire la memoria e la vita futura.


 
pagine 104 | prezzo 10,00€ | cm 14,5,x21

Una dedica, un segnalibro e alcune note musicali disegnate sui margini delle pagine con i frammenti di Anassimandro nel primo volume dei Presocratici di Diels e Kranz, acquistato su una bancarella di libri usati, attirano l’attenzione di uno studioso.
Perché invece di una sottolineatura lo sconosciuto possessore del libro ha usato le note musicali? E perché proprio nella pagina dove è riportata la famosa sentenza del filosofo greco tramandata da Simplicio: «Anassimandro… ha detto… che principio degli esseri è l’infinito (ápeiron) … da dove infatti gli esseri hanno l’origine, lì hanno anche la distruzione secondo necessità, poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo»?
Il protagonista del romanzo si interroga sui possibili legami tra la musica e la filosofia senza dimenticare la poesia e, soprattutto, l’amato Leopardi. Inizia così la ricerca dell’autore di quelle strane sottolineature partendo dalla dedica attraverso la quale è possibile conoscere nome e cognome e da un vecchio segnalibro con l’orario scolastico che induce a credere sia stato un docente di liceo.
L’indagine che segue si trasforma anche in un percorso della memoria attraverso le strade e i luoghi di una città dove il protagonista aveva vissuto in gioventù e dove solo da pochi anni ha fatto ritorno.
Il volume è completato da un testo teatrale La strana passeggiata di un flâneur.


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