pagine 208 | prezzo 17,00€ | cm 14,5x21

Vivere come figlio è qualcosa di specificatamente umano; solo l’uomo si sente vivere a partire dalle sue origini e a queste si rivolge con rispetto. Se è così, non dovremo temere che, smet­tendo di essere figli, smetteremo anche di essere uomini?

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pagine 140 | prezzo 16,00€ | cm 14,5x21

Traduzione di Maria Anna Massimello.

Introduzione di Romano Màdera.

Il punto di giunzione fra scoperte della psicologia del profondo e necessità di una nuova etica sta proprio nella catastrofica inadeguatezza della vecchia etica rispetto ai conflitti individuali e collettivi della nostra epoca.

Scritto nel 1943, in piena guerra e pubblicato nel 1948 a Tel Aviv, questo libro è ancora essenziale per meglio comprendere il nostro tempo. Grande è il caos alla superficie della storia collettiva: il mondo del XX e del XXI secolo è sempre più unificato dall’economia, ma a costo di una geopolitica dilaniata dai conflitti di guerre mondiali e locali che attraversano, una dopo l’altra, tutte le regioni del pianeta. Grande è il caos nel profondo e nello spirito: l’apparenza della libertà perde ogni attrattiva, guastata dal disordine senza requie di menti confuse nel discernimento e di anime sciupate in un bailame di valori precari e di emozioni incomprese.

Questo libro, invece, sfida le analisi effimere e arriva a noi messo alla prova da sessant’anni durante i quali davvero “tutto è cambiato”: la verifica del tempo non ne diminuisce il valore, anzi lo esalta. Sembra che Erich Neumann, allievo di Carl G. Jung, emigrato in Israele per sfuggire al nazismo, abbia guardato i decenni che sarebbero seguiti alla guerra mondiale e abbia diagnosticato il nostro presente.

L’anno in cui queste pagine furono publicate, il 1948, è l’anno della “Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo” alle Nazioni Unite e della fondazione dello Stato d’Israele e della guerra contro gli stati arabi che ne volevano impedire la nascita.