Vivere come figlio è qualcosa di specificatamente umano; solo l’uomo si sente vivere a partire dalle sue origini e a queste si rivolge con rispetto. Se è così, non dovremo temere che, smettendo di essere figli, smetteremo anche di essere uomini?
Vivere come figlio è qualcosa di specificatamente umano; solo l’uomo si sente vivere a partire dalle sue origini e a queste si rivolge con rispetto. Se è così, non dovremo temere che, smettendo di essere figli, smetteremo anche di essere uomini?
Traduzione di Maria Anna Massimello.
Introduzione di Romano Màdera.
Il punto di giunzione fra scoperte della psicologia del profondo e necessità di una nuova etica sta proprio nella catastrofica inadeguatezza della vecchia etica rispetto ai conflitti individuali e collettivi della nostra epoca.
Scritto nel 1943, in piena guerra e pubblicato nel 1948 a Tel Aviv, questo libro è ancora essenziale per meglio comprendere il nostro tempo. Grande è il caos alla superficie della storia collettiva: il mondo del XX e del XXI secolo è sempre più unificato dall’economia, ma a costo di una geopolitica dilaniata dai conflitti di guerre mondiali e locali che attraversano, una dopo l’altra, tutte le regioni del pianeta. Grande è il caos nel profondo e nello spirito: l’apparenza della libertà perde ogni attrattiva, guastata dal disordine senza requie di menti confuse nel discernimento e di anime sciupate in un bailame di valori precari e di emozioni incomprese.
Questo libro, invece, sfida le analisi effimere e arriva a noi messo alla prova da sessant’anni durante i quali davvero “tutto è cambiato”: la verifica del tempo non ne diminuisce il valore, anzi lo esalta. Sembra che Erich Neumann, allievo di Carl G. Jung, emigrato in Israele per sfuggire al nazismo, abbia guardato i decenni che sarebbero seguiti alla guerra mondiale e abbia diagnosticato il nostro presente.
L’anno in cui queste pagine furono publicate, il 1948, è l’anno della “Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo” alle Nazioni Unite e della fondazione dello Stato d’Israele e della guerra contro gli stati arabi che ne volevano impedire la nascita.