La poesia ili Alessandro Moscè si mitre di folgorazioni casalinghe, di osservazioni di luoghi e ambienti che sembrano appartenergli come una seconda pelle. Il suo ubi consistam è alimentato in continuazione da varie campiture diurne e notturne. Tra il mare e la collina, Moscè fissa alcuni momenti nel flusso dell’accadere quotidiano. Nelle vicende si genera un’autentica evidenza di alletti: il ciclo delle stagioni segna il passaggio da un’età all’altra, da una circolarità all’altra. Continue reading