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La supervisione non viene “dopo” un’analisi, ma è parte costitutiva e integrante della psicoanalisi. Si svolge durante e nel pieno di un’esperienza analitica: indispensabile modo di formare l’altro, rappresenta un fare-analisi-insieme, dona uno stile alle tante cure che analista e supervisore conducono. Essa porta ogni analisi fino a quel “secondo aspetto” chiamato da Freud di post-educazione che apre un campo di conoscenze, finora riservate a una cosiddetta fase didattica, per oltrepassarla nell’assumere la responsabilità della psicoanalisi come scienza dei vincoli e delle libertà. Un triangolo al lavoro convoca la comunità degli psicoanalisti e degli operatori curanti in generale a un banchetto dove non si tratta più di comunicare ma di comunicarsi.
Consumato in che senso? Di logorato o di esperto? Il supervisore è la figura enigmatica di sconosciuto che compare nei sogni degli analizzanti, vicino o dietro quella ben definita del proprio analista, portatrice di un sapere, preciso, scientifico ma anche fornito di un’aura di sapienzialità.
Un pensiero e una vita da analista compendiati nella formulazione dell’autore “briciole di filosofia sul sentiero di una metapsicoanalisi” un paradosso per chi ritiene la funzione-analista uno specialismo ma che non ha nulla di paradossale se si coglie la duplice direzione insita nella pratica della cura analitica definita da Freud col titolo doppio Trattamento psichico (Trattamento dell’anima).


Le piante si sviluppano con un fiore, la psiche attraverso i suoi simboli.
Questo è natura.
Il processo della morte del grano nella terra e della sua rinascita era collegato all’idea della resurrezione, prima del dio Osiride, e poi di ogni essere umano.
Il chicco di grano ci indica la possibile naturale trasformazione, se diveniamo consapevoli della necessità interna di aderire al processo, che porta a farci mutare e rinnovare.
Nevrosi, isolamento, manipolazione e malafede dell’Io, pigrizia e altri ostacoli creano difficoltà e impedimenti a questo sviluppo.
Spesso la strada va persa per essere ritrovata, seguendo quella pulsione ad attuare noi stessi, attraverso la presa di coscienza di un fondamento interiore. Le Briciole che ci compongono.
L’unica possibile promessa è divenire ciò che il mondo interno ci propone.
Il lavoro analitico necessita di pazienza, di tempi lunghi, di parole come di silenzi, di buia e lenta lievitazione, come il chicco di grano che diventerà farina e poi pane, dopo molte trasformazioni.
E dal pane, finalmente le Briciole.
Le Briciole, come ciottoli brillanti di luce lunare nell’oscurità della notte, indicano il nuovo possibile e più consapevole percorso.