Le forme dell immaginario
Fabrizio Petri
Dharma Aperto
 
 
pagine 256 | prezzo 20,00€ | cm 14,5x21

L’Oriente e l’Occidente, due mondi così lontani eppure così collegati. La riflessione di Fabrizio Petri, diplomatico e profondo conoscitore del mondo orientale, lungi dallo strutturarsi in modo astrattamente concettuale si dipana attraverso il racconto di incontri speciali. Bentham e sulla sua scia Mill danno appuntamento a Londra a un Muni indiano, Tagore e Jung chiacchierano lungo le rive del lago di Zurigo o ancora i pionieri della Beat Generation, Ginsberg e Snyder, sono alle prese con l’insegnamento di Gandhi proprio nella sua patria, l’India.

Si tratta di incontri accaduti solo nell’immaginazione dell’autore, ma l’immaginazione creativa, nella suggestione di Jung e Hillman, è quella realmente produttiva di nuovi mondi e di nuove realtà, capace di disvelare significati profondi e collegamenti vivi tra dimensioni diverse.

Così il pacifismo indiano incontra la ricerca della libertà nell’America del Sessantotto, il pensiero junghiano si carica di misticismo poetico incrociando la traiettoria dei versi di Tagore e ancora la compassata riflessione dei filosofi inglesi si riveste di antichi saperi sulla natura umana.

Ne deriva una lettura appassionata, assai documentata e rigorosa nell’approfondimento, geniale nello stabilire connessioni tra mondi e culture. Ecco che il Dharma, l’Essenza e la Legge Naturale, si collega a riflessioni politiche e sociali. L’analisi dell’autore si muove tra letture psicologiche  e sociologiche della realtà fino a mostrare le radici della moderna società in rete proprio nell’esperienza avanguardistica della Beat Generation. Sorge l’auspicio, ben fondato culturalmente ed eticamente, che questa nostra società moderna possa essere non solo in rete e interfacciata ma sempre più condivisa, equa, aperta.

La riflessione di Fabrizio Petri, giunta al secondo capitolo dopo l’apprezzato Karma Aperto (Moretti&Vitali, 2012), riesce a raccontare le relazioni internazionali e il pacifismo come  nessuno prima. Una lettura per tutti, appassionati di cultura orientale, cultori della filosofia, menti aperte all’attualità.


Il libro vuole ripercorrere l’opera di Fabrizio De André facendo affiorare le radici della sua sensibilità certamente laica, ma unita a dimensioni proprie del sentire religioso e cristiano, in particolare. Non per “battezzare” Fabrizio – che rimane estraneo ad ogni appartenenza – ma per raccogliere motivi senza i quali riteniamo non si può adeguatamente comprenderlo. Una religiosità, in fondo, mai negata, sviluppata in quella forma liminare al religioso e all’etico che appartiene ad una visione complessiva e profonda della realtà vicina alla mistica. Una laicità mistica, dove l’ultimo termine è aggettivo, modalità di esercizio della laicità. Al di là del bene e del male, sulla cattiva strada. Questa dimensione – che crediamo ultimamente propria di ciascuno – lo fa trasversale ad ogni appartenenza religiosa, morale, politica, rendendolo affine e connaturale a tanti, credenti e non credenti, a uomini di diversa convinzione morale e politica. A generazioni diverse. Il nostro sforzo è, dunque, quello di motivare questa lettura, certi che costituisca almeno l’indicazione di un percorso finora quasi del tutto trascurato. Dobbiamo a Fabrizio un grazie particolare, non solo per aver accompagnato – e non smetterà mai di esserci – l’intera nostra esistenza, ma soprattutto per averci permesso di crescere insieme a tutti quegli uomini e donne che si sono ritrovati attorno alla sua chitarra, che hanno sussultato appena la sua voce irrompeva magicamente tra le mura delle case, con quelle storie che, tra la poesia, l’ironia, la sferzante verità, hanno fatto da cielo ai giorni e alle notti. Facendoci diventare più adulti, ma anche più bambini, perché perenni sognatori.