pagine 96 | prezzo 12,00€ | cm 14,5x21

Giugno 1924, viene rapito e assassinato il deputato Giacomo Matteotti. Sono novant’anni. Nel poemetto La casa dei martiri, Alberto Bellocchio – attraverso un’ampia carrellata che comprende il biennio rosso, il biennio nero, l’epopea del Milite Ignoto, gli arditi del popolo, la marcia su Roma, fino al tragico epilogo dell’uccisione di Matteotti – descrive la drammatica parabola che vive il nostro paese, scosso dalla carneficina della guerra del ’15 e destabilizzato dallo scontro tra offensiva proletaria e la montante violenza nazionalista.

La rivoluzione – profetizzata e promessa dai capi del proletariato accecati dalla prospettiva dei soviet – Mussolini la fa. Allo scopo getta spregiudicatamente sul piatto anche i martiri della sua parte; ogni città avrà una Casa dei martiri, tempietto di culto dove sono venerati come eroi risorgimentali.

Con l’eliminazione di Matteotti, il fascismo pone le basi per il passaggio dalla democrazia rappresentativa alla dittatura.

Un’opera politico/celebrativa? Tutt’altro. Alberto Bellocchio osserva e racconta da una doppia visuale: quella commossa e partecipe della luttuosa caduta degli ideali del sole dell’avvenire; e quella di un’Italia che, scossa e disorientata, accetta il “santo manganello” e si consegna a chi promette ordine. La pacificazione degli animi propagandata  dal duce convince e vince.

Matteotti dovrà attendere vent’anni per rialzare il suo sguardo appassionato e intransigente, per riprendere parola e azione.


 
pagine 168 | prezzo 16,00€ | cm 14,5x21

Carol Gilligan, psicologa e ricercatrice americana, è nota per il successo di Con voce di donna. Etica e formazione della personalità, pubblicato nel 1987.

Un testo che si è posto all’inizio di una rivoluzione dando voce ed espressione alla differenza che segna il sentire delle donne.

Dopo più di vent’anni Carol Gilligan prosegue e approfondisce la ricerca precedente e mette in luce la dura resistenza che le ragazze adolescenti oppongono a un’iniziazione socialmente fissata e culturalmente definita che le vorrebbe assimilate al modello corrente di femminilità. Passive, sottomesse, pronte a dimenticare se stesse per non essere tacciate di egoismo, insensibilità e non diventare socialmente escluse.

Per scoprire la voce più autentica delle ragazze Gilligan usa come sempre l’intervista e l’ascolto. Un ascolto molto particolare che non si limita alle parole, ma prende in considerazione anche il corpo, le esitazioni, gli occhi abbassati, i silenzi significativi.

L’inclinazione a render conto delle relazioni, la vulnerabilità, l’empatia, la cura del vivente sono i valori che le giovani donne esprimono non senza fatica perché si contrappongono agli ideali di virilità, competizione e ricerca del proprio interesse che segnano i canoni riconosciuti.

Seguendo questa traccia, Gilligan apre a una rilettura dei miti greci, da Persefone e Medea fino a Amore e Psiche, dei personaggi letterari, da Lisistrata all’adultera della Lettera scarlatta. Né poteva mancare in questa ricerca il padre della psicoanalisi: infatti l’autrice dedica a lui un intero capitolo e sottopone Freud e la sua teoria a un esame critico accurato e fuori dai canoni.

A conclusione delle sue indagini, Gilligan ha una visione positiva del futuro. Un’etica femminista della cura è parte integrante della lotta per liberare la democrazia dalla stretta del patriarcato, per preservare la crescita, il benessere, le qualità umane  e raggiungere una migliore libertà e capacità di relazione.