pagine 160 | prezzo 18,00€ | cm 14,5x21

«Il vero signore della filosofia, la sua causa e il suo fine, non è il filosofo, che pure è al maschile, bensì qualcosa di neutro: ciò che è saggio senza qualifiche limitative perché è saputo oggettivamente e non soggettivamente. Il sophón, come diceva Socrate». Con queste parole Italo Valent apre lo spazio della filosofia alla trama dialettica di un pensiero trasfigurato, “neutro”, alla sincerità enigmatica di un discorso che si fa riflesso – speculazione – della realtà con i suoi eterni enigmi.
Psiche, Relazione, Senso e Nonsenso, Nulla, Sogno, Destino, Desiderio, Dolore, Morte, Follia… Toccare queste categorie universali dell’umano, tratteggiarne la figura e scoprirne l’intima essenza, significa parlare dell’anima e all’anima.
La costruzione di questo libro di aforismi – ricavato da Panta διαpánton, volume in cui si raccoglie il lavoro di Italo Valent sul tema della follia e della relazione di cura – è l’esito di un procedimento di astrazioni, grazie al quale alcune parti del testo sono state “tratte via”, separate e poi ricomposte, seguendo un ordine dato dagli argomenti di cui esse “danno un segno”.
Sophón mostra il corpo della scrittura filosofica di Italo Valent con un taglio di luce che dà risalto alla intrinseca potenzialità del linguaggio, dove il frammento è specchio dell’intero: in ogni aforisma si annuncia l’eternità dell’anima, in ogni soffio dell’anima si esprime la circolarità inesauribile della vita.

Graziano Valent


Pensiero e pratiche di trasformazione
Un altro mondo in questo mondo
Mistica e politica 
a cura di Wanda Tommasi
 
pagine 152 | prezzo 15,00€ | cm 14,5x21

C’è una grande risorsa nella tradizione mistica, dal Medioevo fino ai nostri giorni: molti e molte, soprattutto donne, ne hanno tratto l’autorità per contestare l’ordine vigente, i dispositivi di potere e le codificazioni normative, e per far venire alla luce un invisibile della realtà ancora latente, in gestazione. Ne hanno tratto la forza per accompagnare il movimento della realtà verso il suo meglio, per dare spazio a un potenziale intravisto e per farlo crescere. Hanno fatto esistere un altro mondo in questo mondo. Come Simone Weil, che indica con l’espressione “infinitamente piccolo” quell’atomo di bene puro che abita in noi e che aspira al bene e alla giustizia, nonostante che tutto il resto in noi obbedisca alla forza. Infinitamente piccola è anche la possibilità che la realtà non sia tutta piegata ai meccanismi di potere, ma si apra ad altro, a un ordine senza nome né forma che noi non possiamo definire ma che tuttavia ci orienta.

Abbiamo voluto attingere alla fecondità di intuizioni come questa per aiutarci a confidare nel lato invisibile della realtà, per affinare la nostra capacità di scorgerlo e di accompagnarlo verso il suo meglio, un meglio che, per esistere veramente, ha bisogno di noi, del nostro sentire e pensare e del nostro agire. Indubbiamente, un’enorme distanza separa il nostro presente dalla civiltà religiosa medioevale a cui appartiene la grande fioritura della mistica. Ciononostante, abbiamo scommesso sulla possibilità di accorciare questa distanza affidandoci all’esperienza di donne e uomini che vivano oggi una relazione libera e personale con una qualche forma di trascendenza, nella convinzione che la parola “Dio” o ciò che nelle nostre vite le corrisponde sia un nome per indicare quell’infinitamente piccolo, sottratto alla logica della forza, di cui parla Simone Weil.

 

(dall’Introduzione di Wanda Tommasi)