pagine 80 | prezzo 10,00€ | cm 14,5x21

Questo libro contribuisce alla riflessione sulle trasformazioni in corso nella cultura contemporanea attraversando il rapporto enigmatico che si stabilisce tra il nostro sguardo e le immagini, specialmente quelle fotografiche. L’autore riconosce alle immagini una presenza operativa che produce effetti di cambiamento nella nostra percezione della realtà e delle relazioni che costituiscono il mondo, mutando così il nostro modo di parteciparvi. Attraverso l’uso di parole-chiave come “vicinanza”, “sorriso”, “stanchezza”, “anacronia”… Riccardo Panattoni rintraccia le trasformazioni di cui si può fare esperienza nel momento in cui si prende sul serio l’indipendenza delle immagini dai nostri occhi, i quali sono costretti a diventare “sguardo” nel momento in cui siamo intimamente spiazzati dal lavoro di umanizzazione che le immagini producono in noi.
Si comprende così che l’esitazione, la responsabilità e l’incanto sono i doni del nostro abbandono alla presenza viva delle immagini; sono punti di svolta di un’esperienza umana rinnovata eticamente per una via del tutto imprevista.


 
pagine 264 | prezzo 20,00€ | cm 14,5x21

Ripercorrere il senso, il ruolo e il valore che la poesia può ancora avere nel mondo è un compito che va ben oltre le questioni linguistiche o di poetica, il vaglio degli strumenti retorici o le annose discussioni sul canone: è un compito che chiede a tutti noi – poeti, critici o puri lettori – il coraggio di considerare con chiarezza la situazione dell’uomo in questo momento storico. Se fosse possibile individuare una chiave per descrivere i nostri anni nel loro insieme, cosa potremmo dire se non che questa è l’età della stanchezza? Innumerevoli opere, non solo di poesia, grondano oggi stanchezza: sono voci opache, espressioni d’apatia, testimonianze d’una vitalità ottusa e perplessa benché non di rado ammantata di colori falsamente sgargianti. Presi in un intreccio inestricabile fra la stanchezza delle parole e le parole della stanchezza, gli uomini appaiono sempre più rassegnati, incapaci di credere davvero che qualche grande novità possa trasformare in meglio la storia. Ciò nonostante nella poesia resiste una forza refrattaria alla tentazione di adagiarsi nel sentimento dello sfacelo. È forse un caso se già Hölderlin aveva osservato, in limine alla grande crisi del moderno, “ciò che resta lo fondano i poeti”?

Leggendo con finezza e passione alcuni fra i testi più significativi apparsi sulla scena poetica italiana negli ultimi trent’anni, Paolo Lagazzi ci aiuta a riconoscere ancora una volta la poesia come forza necessaria al nostro umano cammino, come esorcismo contro l’angoscia e inno di devozione alla vita, come testimonianza e rifugio, preghiera e lotta, fiamma e carezza, o come quel piccolo e immenso miracolo – una fragola nata sull’orlo d’un abisso – di cui narra una famosa parabola zen.