Perché raccontare dopo cinquecento anni le vite di Emilia, Ginevra e Lucina? Perché ci mostrano come l’istruzione e la conoscenza abbiano consentito loro di ribellarsi al conformismo e di non rassegnarsi alle imposizioni dei tempi e degli uomini. Erano destinate a percorrere un rituale biografico consolidato tra XVI e XVII secolo: sottomissione al padre, nozze programmate, obbedienza al marito, messa al mondo di figli, cura dell’andamento domestico. A un certo punto, di fronte alle difficoltà dell’esistenza, sono uscite da questo stereotipo e hanno lottato per difendere la propria dignità di esseri umani, oltre che di donne. Hanno fallito, ma hanno tentato, e la loro voce è risuonata tanto forte da giungere fino a noi.
Le vite di tre donne forti e coraggiose, vissute tra Cinque e Seicento, capaci di rompere le convenzioni loro imposte dai tempi e dalla società e di lottare per difendere la propria dignità e le proprie idee. La narrazione di fatti lontani e attualissimi, in uno stile scorrevole e accattivante.


 
pagine 136 | prezzo 10,00€ | cm 14,5x21

Una misteriosa comunità di persone vive segregata in un luogo di nebbia perenne e attende un segnale, un rintocco di campana o una pioggia miracolosa che ne annunci la partenza e la liberazione.
Malvina, una di loro, rinchiusa in un’impenetrabile solitudine dove nostalgie e febbri oscure la tormentano, sembra essere l’eletta, l’unica che può vedere l’invisibile e guidarli verso la salvezza.
Ma se il canto di Malvina tesse ogni trama, dove è l’Altra sponda, dove è il Campo, e il Giaciglio che cosa è, luogo di morte o di vita?
Una risposta sarà data, la nebbia si disperderà, o sarà il sogno ad aprire un varco e rompere l’incantesimo che li imprigiona?
In una polifonia di voci narranti, ora distanti, ora vicine, spesso intercambiabili e sovrapposte, si racconta un’umanità dolente e smarrita, la sua drammatica attesa di uno svelamento, quello più temuto e più desiderato, fondamento di ogni sua aspirazione, fine dell’oscurità.
Si racconta di un’anima il cui centro resta sull’Altra sponda, dove per un istante uno splendore è stato visto e poi subito perduto. Non si ha idea di quella bellezza, non la si può narrare. Forse la sua fonte è nell’ombra dietro la parola, dove tutto inizia.