Di fronte alla scelta, si deve dire un “sì” o un “no”, che diventano irrevocabili; ma le donne sanno che non si tratta mai di una decisione “giusta” in assoluto. Passano attraverso i pro e i contro, individuali e sociali, la valutazione delle responsabilità verso sé stesse e gli altri, l’estensione dei loro desideri, femminili e personali, spesso in contrasto fra di loro.

C’è un desiderio di procreare, per esempio, che nasce dal profondo bisogno biologico di continuare la specie. Ma quando questo desiderio, che ha indotto alla gravidanza, è anche desiderio di maternità?

Secondo Eva Pattis l’aborto, oggi e in questo nostro contesto culturale, può assumere il valore simbolico di un sacrificio d’iniziazione: oltre il quale si acquisisce la consapevolezza della vita e della morte, si accede all’età adulta, ci si incammina definitivamente nel percorso di individuazione di sé. E’ il momento iniziatico che costringe a farsi coraggio, ma anche a valutare realisticamente quale sia la carica delle risorse disponibili: quelle che attendono di essere mobilitate, e quelle che sono state utilizzate per garantire sicuri margini di indipendenza, di autonomia. In questo senso l’aborto non è un dramma, un gesto disperato, una colpa inespiabile o una sfida alla schiavitù biologica e sociale.

Un percorso che le donne continueranno a fare da sole? Finché si negherà loro il diritto di abortire in nome della “vita”, da un lato, e si riverserà su di loro “l’ultima parola” dall’altro, l’aborto rimarrà un nodo oscuro, dove riversare umori integralisti o dal quale prendere razionali distanze. Si continui a discuterne dando spazio a chi l’aborto lo vive sulla propria pelle.


 
pagine 240 | prezzo 14,00€ | cm 11,5x16,5

Bellezza, tradimento e guerra, ecco ciò che evoca, al solo pronunziarlo, il nome di Elena di Troia.  Elena è tuttavia  molto di più. E’ regina di Sparta che fa del suo sposo un re, è Potnia, la Signora, erede degli antichi poteri della Grande Madre, è dea nella sua terra. Ed è tutto questo che lascia per seguire Paride.

Per amore, perché così ha voluto la dea, così ha voluto il suo alato figlio, che mi hanno infuso nel cuore  la loro follia, l’amore che nutre se stesso, che vuole vivere a qualsiasi costo, senza calcoli, senza prudenza, che fa sperare eterno l’attimo lucente che illumina di felicità la vita e che si è perso appena aveva cominciato a vivere. Svanito, come il mio nome di regina,  come svanisce  il brillare di una lucciola nel sole del tramonto.

Solo per amore, ma quanto questo amore appartenga ad Afrodite e quanto a lei Elena lo saprà solo alla fine della lunga guerra di Troia che ha sconvolto uomini e dei e posto fine ad un’epoca e che sarà la sua nekya, la discesa agli Inferi, dove comprenderà se stessa e avrà risposta alla domanda che si è posta per tutta la  vita:

“Quanto siamo liberi dal dio che ci assomiglia?”