pagine 201 | prezzo 16,00€ | cm 14,5x21

La nuova serie della rivista l’Ombra riprende il progetto della prima serie, pubblicata tra il 1996 e il 2000, di sviluppare e ampliare le tematiche dell’immaginario e del simbolico in ambito filosofico e letterario, al fine di contestualizzare le dinamiche junghiane nella cultura contemporanea. Grazie all’ingresso in redazione dell’A.R.P.A. (Associazione per la Ricerca sulla Psicologia Analitica), si garantisce alla rivista una connotazione prettamente junghiana aderente alla clinica, senza la quale si rischierebbe di evaporare in pura teoria.

Volume III: Gennaio 2014

 

Il Dio personale di Jung

Francesco Capra

 

Il sacrificio dell’io.

Dal sistema specchio all’anima

Augusto Romano, Ferruccio Vigna

 

Colpa e responsabilità tra Paganesimo e Cristianesimo. Un’analisi alla luce dell’opera di W.F. Otto

Roberta Bussa

 

Teofania. Autologia, bellezza e convenzione nell’opera di A.K. Coomaraswamy

Alessandro Croce

 

Il cosmo è forse opera di un demiurgo inferiore, come sostenevano gli gnostici?

Angela Michelis

 

Santa Muerte, psiche individuale e mentalità di gruppo

Stefano Candellieri, Davide Favero

 

Il profeta e il suo discepolo riluttante:

“The Master” di Paul Thomas Anderson

Mario Riberi

Ailleurs des mots et religion de l’ailleurs chez Baudelaire

Andrea Schellino

 

Psiche e materia. Breve circumambulatio attorno al concetto di Sincronicità

Andrea Calvi

 

Identico e diverso, transfert e controtransfert, psicologia analitica e tantrismo

Ugo Fama

 

Nuovi movimenti antiche vie. Alcune riflessioni sugli Emo e le loro radici archetipiche

Fabio Luongo, Maurizio Olivero

 

Ricordando James Hillman, lo psicologo platonico

Paola Verzelloni

 

Per un’ontologia dei resti. Discussione a partire da G. Cuozzo, “Filosofia delle cose ultime. Da Walter Benjamin a Wall-E”

Antonio Dall’Igna

 

Recensioni:

Carla Stroppa, Fantasmi all’opera.

L’imperiosa realtà dell’illusione

Maria Luisa Agostinelli

 

Riccardo Mondo,  Nei luoghi del fare anima.

Dimensione immaginale del processo terapeutico

Luca Biasci

 

Vitaldo Conte, Giovanni Sessa, Pulsional Ritual

Antonio Ferrero

 

Massimo Cacciari, Il potere che frena

Ernesto Sferrazza Papa

 

Irving Kirsch, I farmaci anti-depressivi:

il crollo di un mito

Ferruccio Vigna


 
pagine 64 | prezzo 11,00€ | cm 14,5x21

Interporto est di Annalisa Macchia è una specie di trepido e commosso romanzo per flash, sovrapposizioni, contrappunti, rapidi accostamenti memoriali, cammini e soste, fughe e risalite dal presente al passato e viceversa. Tornare dove si è vissuta la stagione mitica dell’infanzia (una frazione della campagna livornese) significa osservare tutto quanto si è perso e continua a perdersi, a sfarinarsi, a sgretolarsi come il cimitero assediato dall’interporto o la chiesa la cui campana fu messa in vendita, come i terreni invasi dai container o da “alberi scheletrici”, come il ricordo stesso delle chiacchiere femminili en plein air che un tempo innervavano i giorni. Adesso persino gli spazi domestici soffocano: “sospeso anche il respiro / brancolano corpo e mente…”. Eppure negli abitanti del paese avviati al declino resiste un “non so che di fiero”, mentre il lento spegnersi della madre ha lasciato in dono all’autrice di questi versi un fuoco segreto, un “filo / incurante di morte e saccheggi”, “un nodo più forte d’ogni male”. Così misurarsi col passato è per lei “una lotta continua” tra il bisogno di resistere al dolore e quello di accettarlo, fra il desiderio di “spogliare” le forme, gli oggetti e le tracce del tempo e quello di riscoprirne la “piccola anima”. Intrecciando (come osserva Luigi Fontanella nella postfazione) la lucidità dello sguardo con il respiro onirico delle visioni, Annalisa Macchia sembra cercare un “regno” diverso, un luogo intermedio tra il reale e i fantasmi in cui smarrendosi e ritrovandosi, in cui socchiudendo gli occhi per rivedere le lucciole delle estati perdute e aprendoli per fissare con coraggio il “sole” accecante della morte sia possibile riconoscere le linee vere del proprio destino, il proprio  essere “anello / di una imperscrutabile collana” lucente di strazio e bellezza.

Paolo Lagazzi