pagine 96 | prezzo 12,00€ | cm 14,5x21

Il tanka è una forma lirica giapponese molto antica, addirittura precedente il celebre haiku di tre versi; il suo ruolo-chiave nella storia della poesia nipponica comincia nell’ottavo secolo d.C. (allora si chiamava waka) e si protrae fino ai nostri giorni. La struttura metrica del tanka è di cinque versi privi di rime e così divisi: quinario / settenario / quinario / settenario / settenario. Nel periodo classico della storia giapponese, l’epoca Heian, il tanka era spesso usato come veicolo di messaggi amorosi o di scambi di pensieri tra amici: a un tanka inviato, spesso scritto su un biglietto speciale, appoggiato a un ventaglio o legato a un ramo fiorito, rispondeva un tanka di ritorno.

Ispirandosi a quell’antico cerimoniale Paolo Lagazzi ha scelto venticinque tanka giapponesi recenti e li ha proposti in traduzione italiana, uno per ciascuno, a venticinque poeti italiani invitandoli a rispondere con un loro tanka. A loro volta i tanka italiani sono stati tradotti in giapponese, in modo che tutti i testi possano essere letti sia in Giappone che in Italia.

Arricchita da opere di Satoshi Hirose e Daniela Tomerini, un’antologia come questa è una testimonianza di grande valore simbolico: nell’età della nuova intolleranza, essa ci ricorda che anche tra culture profondamente diverse è sempre possibile il confronto pacifico, il dialogo, la comprensione reciproca. La libertà intima della poesia è la via più vera per ritrovare ciò che unisce gli uomini, ciò che li fa sentire, anche nei momenti più oscuri della storia, partecipi della stessa bellezza, della stessa magia, dello stesso mistero del mondo.

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Scrivere poesie in carcere. Questa frase ha la stessa forza di suggestione e la stessa potenza straniante dei titoli di due libri importanti sia per la loro qualità letteraria che per il successo di pubblico ottenuto. Mi riferisco a Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, del 2003, e a Leggere Shakespeare a Kabul di Omar Qais Akbar e Landrigan Stephen, del 2013. La suggestione e lo straniamento nascono dal contrasto così acuto da risultare straziante tra il luogo e l’atto. Ovvero tra il luogo del mondo dove sembra che la poesia venga massimamente bandita e mortificata e l’attività del poetare che pure, tenacemente, si realizza anche laddove dominano privazione della libertà e segregazione dei corpi e delle anime. […]

C’è questo e molto di più nelle pagine che seguono: dal «tentativo di stare con il bambino» che si è stati (Matteo Gorelli), agli «scorci di vita che passano davanti» (Leonardo Belardi), dalla «rinascita» (Nazareno Caporali) allo spazio «tra il cielo e l’inferno» (Lorena Loys Braga). C’è, soprattutto, quel «desiderio di giorni futuri» che «spazzano solitudine e noia», che Victorero Teran Winston Geovany chiama «speranza.» In altre parole, il titolo di ciascuna di queste poesie e il titolo di questo libro è: speranza.

Poesie di: Paolo Agrati, Teresa Barboni, Juan Carlos Bastidas, Leonardo Belardi, Elisa Belardo, LorenaLoys Braga, Francesco Capizzi, Nazareno Caporali, Giacomo De Santis, Victorero Teran Winston Geovany, Matteo Gorelli, Domenico Iamundo, Paolo Liotto, Iman Mahmoud, Jessica Marsiglia, Gelsomina Martello, Davide Pezzolla, Monica Rijli, Vincenzo Romano, Carmelo Zavettieri, Costantin Zarzu.