Una delle maggiori trasformazioni della Storia sta avvenendo sotto i nostri occhi: il lento, ma ormai inarrestabile, accesso della donna alla vita pubblica e l’affermarsi in essa dello spirito femminile, le cui conseguenze si preannunciano radicali a tutti i livelli, pratici e teorici. Da differenti punti di vista i saggi di due studiose – psicoanaliste e antropologhe – si intrecciano con quello di un sociologo per anni impegnato sul fronte della differenza di genere nella società contemporanea. Ne scaturisce un volume che integra elementi estratti dalla Politica Sociale, dall’Antropologia e dalla Psicoanalisi, senza patriottismi di disciplina. Al tempo stesso è un’opera sostenuta da una passione fortemente argomentata che l’anima e coglie un processo che in tutto il mondo, ma soprattutto in Occidente, vede la vita pubblica e l’impegno che l’accompagna non più un fatto solo circoscritto al mondo maschile.

L’apertura al femminile non è più un puro fatto strumentale a scadenze elettorali, ma il reale emergere di un ethos nuovo. Si prospetta così un nuovo modo di vedere e percepire il sociale e i meccanismi di potere che lo accompagnano, fondato sulla convinzione che lo spirito di empatia di cui le donne sono portatrici possa espandersi e essere determinante nel “cambiare il mondo”. E con questo far sperare che un mutamento dei meccanismi del potere, tradizionalmente gestito dai maschi in modo distruttivo, possa far posto a un nuovo tipo di organizzazione nelle relazioni politiche, economiche e sociali. Di qui le conseguenze trasformative sul piano psicologico, sia per l’uomo che per la donna, della presenza attiva delle donne nella cosa pubblica. La prospettiva, infine, non è quella di far diventare donne gli uomini, o viceversa, ma di procedere verso una società più umana e consapevole grazie all’apporto della donna come soggetto della vita pubblica, donna “portatrice di una creatività fondata su una spiritualità, scevra da qualsiasi forma di bigottismo”.


“Lo spunto del libro nasce dal ricordo personale di un avvenimento sincronistico. L’autrice racconta di avere incontrato, durante gli anni a Zurigo, un’anziana signora cinese che passeggiava appoggiandosi a un bambino e a un bastone. In quell’occasione Shirley See Yen Ma si rese conto che l’anziana signora aveva avuto i piedi fasciati e provò un’inspiegabile sensazione di disagio e d’inferiorità.

Il legame tra i piedi fasciati dell’anziana signora e i sentimenti di insicurezza e di inferiorità provata in quell’occasione, ebbero su di lei l’effetto di un’illuminazione: «[…] scoprii che anche i miei piedi, così come quelli di tante donne con le quali avrei poi lavorato, erano stati psicologicamente fasciati». Questa presa di coscienza fu la spinta all’ampia riflessione sul fenomeno dei piedi fasciati e sulla “fasciatura psicologica”, che sono diventati l’oggetto del libro.

Si narra che l’uso della fasciatura dei piedi risalga all’ultima imperatrice della dinastia Shang (1520-1030 a.C.), una figura mitologica che aveva il potere di trasformarsi in volpe. Per nascondere le zampe di volpe, l’imperatrice iniziò a fasciarle. Un giorno danzò con queste zampette fasciate la “Danza della luna sul fiore di loto” davanti all’imperatore. Egli fu talmente affascinato dallo spettacolo, che ordinò da quel giorno in poi che a tutte le bambine del regno fossero fasciati i piedi.

Storicamente fu il passaggio dalla dinastia Shang alla dinastia Han, attraverso le dinastie Zhou e Qin, a sancire la perdita del ruolo sociale e pubblico delle donne e da questo punto di vista la storia dell’ultima imperatrice Shang potrebbe essere il racconto mitico patriarcale che giustifica la mutilazione delle donne invalsa da allora in poi.”

Attingendo alla storia personale dell’autrice, dalla mitologia popolare cinese e dal lavoro analitico, Con i piedi fasciati tratta di come le donne moderne avvertano i loro piedi fasciati simbolicamente, così strettamente come quest’antica pratica. Attraverso lo studio dettagliato dell’esperienza di donne sia orientali sia occidentali l’autrice dimostra come l’analisi junghiana possa sciogliere questi nodi psicologici permettendo alle pazienti di riconnettersi con il loro archetipo femminile, di riscoprire la propria identità e di prendere il controllo del proprio destino.

Il libro è di particolare interesse anche per chiunque studi o voglia conoscere la cultura e la psicologia cinese.

 dalla introduzione di Marta Tibaldi