pagine 80 | prezzo 12,00€ | cm 14,5x21

Tutto brucia tranne i fiori di Roberto Dall’Olio è un poemetto incentrato sulla straordinaria vicenda di Abelardo e Eloisa, che scosse il mondo filosofico e religioso dei primi anni del XII secolo per la sua tragica conclusione.

Abelardo, nato nel 1079, è da tempo il filosofo alla moda di Parigi; Eloisa, nata nel 1100, è una ragazza colta e ardente, che s’innamora del grande maestro, condividendo con lui, fra il 1116 e il 1117, una storia di passione e di conoscenza. Abelardo ed Eloisa leggono, studiano, si amano con furore, provocando lo sdegno moralistico dei familiari di lei e delle autorità religiose, che puniranno con brutalità e violenza Abelardo, costringendo Eloisa a prendere i voti. In monastero la donna, che si era formata più sui versi di Lucano e di Ovidio che sulle pagine delle Sacre Scritture, scriverà in una lingua dotta e immaginifica lettere brucianti di passione; lui, da tempo coinvolto in dispute teologiche, anch’egli costretto a prendere i voti, compone la Historia calamitatum mearum («Storia delle mie disgrazie»), in cui racconta con spirito già moderno la propria vita e le battaglie filosofiche intraprese a difesa del proprio pensiero e della propria dignità umiliata.

Roberto Dall’Olio, costeggiando con fedeltà storica questa impressionante vicenda – divenuta nei secoli quasi leggendaria –, compone un poemetto in dodici sezioni (Ouverture, Il canto di Eloisa, Meditazioni liriche, Le canzoni di Pierre, Ricordi, Due canzoni, Le confessioni di Eloisa, Dialoghi, La libertà, Per il figlio Astralabio, Altre canzoni, A Dio), affidando alla voce di Eloisa il lamento di una donna straziata, offesa nel suo amore. La sua Eloisa parla in una lingua poetica rapida, indocile, bruciante – fatta di versi brevissimi e incalzanti, di pensieri animosi e trasgressivi – che commuove, sdegna, stupisce, appassiona il lettore. Un poemetto da leggere tutto d’un fiato, di forte intensità emotiva; un poeta che ci sorprende per la finezza dell’indagine, la fermezza dello stile, l’accuratezza della ricostruzione storica.

Giancarlo Pontiggia


 
pagine 224 | prezzo 16,00€ | cm 11,5x16,5

Molti secoli fa giungeva  presso le corti europee il Gioco dell’oca, incontrando il favore di tutte le classi sociali. La sua funzione non fu semplicemente ludica, di puro intrattenimento: il Gioco offrì all’immaginario occidentale una nuova raffinata metafora del cammino iniziatico che ogni uomo è chiamato a compiere. Fatte della stessa sostanza della poesia e della fiaba, le caselle più significative  del suo percorso a spirale (il ponte, la prigione, la morte…) rappresentano con grande efficacia simbolica le situazioni limite della vita (la caduta, il disonore, il lutto…), la cui portata spinge oltre le dimensioni dell’esistenza singola e si ripercuote sulla storia di una nazione, conferendo grandezza epica al quotidiano e alla cronaca.

Imparare a disporre le vicende personali e collettive entro la cornice di un viaggio spiritualmente orientato, illuminato da una grande guida (l’oca, ad esempio, uccello uranico dalle molte valenze simboliche), è l’arte dei grandi rapsodi: la sola, forse, in grado di offrire all’uomo la salvezza dalla disperazione e dal nichilismo,  riconsegnandolo al suo destino di custode dell’essere.