pagine 240 | prezzo 20€ | cm 14,5,x21

I quattro amici della Compagnia del Mitra sono incontentabili. Ognuno reclama uno spazio tutto per sé. Lumir Medana ha provveduto con la sua Lettera a Mirul, Marcelo Malavista con lo scritto Ombre, buio (e Bob Dylan), e Eduardo Descondo con il racconto filosofico di Abitare la soglia. Carlos Albasuelo, a suo tempo, aveva raccolto nel volumetto di Incerti versi una manciata delle sue pseudo-poesie di gioventù. Ma siccome la competizione tra i quattro serpeggia sempre sotto traccia, ha deciso di mettere mano a una nuova e più corposa edizione: un’edizione cioè “riveduta e ampliata”. In pratica l’intero corpus della sua giovanile produzione poetica. Ha così raddoppiato da cinquanta a centouno le poesie e ne ha ripristinato la forma originale in versi anziché in prosa (per quanto, come versi, altrettanto “incerti” se non incertissimi). Che questa sia stata una buona idea o no, saranno naturalmente i lettori a deciderlo.


Questo saggio ruota attorno ad alcune intuizioni di Carl Gustav Jung e all’impalpabile e onnipresente timbro dell’amore, necessario in ogni relazione umana e, allo stesso tempo, sfuggente e indecifrabile.
Sospeso tra codificazioni psicoanalitiche e aperture “poetiche” il testo ripercorre le vite dello psicoterapeuta Bruno e del suo “antico” paziente Marcello. I concetti di transfert e controtransfert sembrano perdere il loro connotato tecnico per divenire forme di relazione umana sostenuta da un’affettività calda e visionaria. I ricordi e i pensieri dei due protagonisti si intrecciano con brani poetici e piccoli frammenti di vita quotidiana che segnano un cammino personale, ma condiviso. Un rispecchiamento e un distanziamento al tempo stesso.
La tensione all’individuazione, teorizzata da Jung, è un architrave portante di questo scritto, così come la dissociazione fisiologica della psiche che costituisce un formidabile portato clinico dello psichiatra svizzero, che smantella alle fondamenta ogni pensiero psichiatrico nosografico e categorizzante, restituendo respiro e anima all’attraversamento “sintomatico” di una vita.

Massimo Disint è Medico Chirurgo Specialista in Psichiatria e Psicologo Analista. Formato presso l’Aipa è attualmente membro Ordinario Arpa e IAAP. Ha lavorato per oltre 25 anni nei servizi psichiatrici territoriali, nelle Residenze riabilitative Psichiatriche e nei Servizi Psichiatrici di diagnosi e cura. Svolge attività privata come psichiatra e psicologo analista. È autore di oltre quaranta articoli in materia di psicopatologia e di un saggio di Psicologia Analitica che cerca di indagare il vissuto collettivo durante la Pandemia da Coronavirus (L’eco negli occhi, Edizioni Magi, 2020).